Dolci natalizi della tradizione italiana: origini e curiosità

Forse il periodo più amato e atteso dell’anno è proprio il Natale.

Tutto diventa più bello grazie alle luci colorate, alle decorazioni e agli alberi addobbati.

In ogni casa l’atmosfera è piena di calore e di gioia ma soprattutto di profumi deliziosi. Infatti a Natale, si cucinano tantissime pietanze diverse ma soprattutto tantissimi dolci gustosi per tutti i nostri sensi.

E dato che ormai manca davvero poco alle feste, bisogna assolutamente decidere quali dolci preparare per questo Natale.

I dolci tradizionali del nostro stivale sono così tanti che c’è l’imbarazzo della scelta e, se siete indecisi, vi suggeriamo 7 dolci deliziosi tra cui poter scegliere:

  1. Panettone
  2. Pandoro
  3. Tronchetto di Natale
  4. Panforte
  5. Struffoli
  6. Cartellate
  7. Cubbaita
  1. IL PANETTONE

Il pannettone è, insieme al pandoro, il dolce natalizio per antonomasia.

Le origini del dolce non sono molto chiare ma secondo la leggenda, nacque nella Milano di Ludovico il Moro, signore della città alla fine del XV secolo. Durante la vigilia di Natale, il cuoco di casa Sforza bruciò il dolce preparato per il banchetto. Così, lo sguattero, un certo Toni, decise di utilizzare il suo panetto di lievito. Lo lavorò a più riprese con farina, uova, zucchero, uvetta e canditi, fino a ottenere un impasto soffice e molto lievitato. Il risultato fu strepitoso: gli Sforza lo apprezzarono a tal punto che decisero di chiamarlo, in suo onore, “pan de Toni”, da cui deriverebbe il termine “panettone”.

  1. IL PANDORO

Da Milano passiamo a Verona per parlare del pandoro: protagonista-antagonista del panettone sulle tavole italiane.

A differenza del panettone, le origini del pandoro sono più chiare, infatti la sua nascita risale al 14 ottobre 1894, quando Domenico Melegatti brevetta il nome, la forma e la ricetta del pandoro. Tuttavia, il pandoro aveva un antenato ed era il nadalin, dolce inventato nel XIII secolo per festeggiare il primo Natale della città sotto la signoria degli Scaligeri. Il nadalin aveva già la forma a stella ma era più basso e ricoperto di glassa. Alla ricetta del nadalin, Melegatti aggiunse tutti gli ingredienti possibili per “gonfiarlo”: aumentò il numero di uova, il burro e il lievito ed eliminò la glassa, l’uvetta e i pinoli.

  1. IL TRONCHETTO DI NATALE

Un morbido impasto, arrotolato e ricoperto di crema o panna al cioccolato e decorato in modo tale da sembrare un piccolo ceppo di legno.

Il tronchetto di Natale ha origini molto antiche e non propriamente italiane, si rifà alla tradizione del ceppo di Natale, particolarmente diffusa nel centro-nord Europa.

La leggenda narra che il giorno della Vigilia di Natale il capofamiglia bruciasse un tronco di legno nel camino che, idealmente, avrebbe dovuto continuare a bruciare fino all’Epifania. Ai resti del ceppo – che andavano assolutamente conservati – erano attribuite proprietà magiche e propiziatorie, come quella di favorire il raccolto e l’allevamento, così come la fertilità di donne e animali.

Non c’è tronchetto di Natale o bûche de Noël, senza pasta biscotto: una morbida base che si cuoce in pochi minuti, aromatizzata a volte anche al cacao. La tradizione vuole che il ripieno sia a base di marmellata, ma oggi è molto frequente trovare creme e ganache al cacao, cioccolato o caffè. Ma quello che non può assolutamente mancare è la copertura: panna montata al cioccolato o ganache al cioccolato da decorare con striature che ricordano le venature del legno.

  1. IL PANFORTE

Tra i dolci tipici natalizi rientra assolutamente il panforte: una tipica ricetta senese risalente all’anno Mille.

Il nome deriva da un dolce che veniva preparato fino al X secolo, il “panmelato”, una semplice focaccia a cui venivano aggiunte miele e frutta. Durante le stagioni più calde, questo dolce si ammuffiva e si seccava donandogli un sapore acido, insomma il tipico sapore forte.

Ancora oggi molti toscani, e non solo, festeggiano il Natale con una fetta di panforte, che può essere trovato facilmente sulle bancarelle dei mercatini di Natale nelle due versioni più famose: quella bianca e quella nera.

Ciò che hanno in comune i due dolci sono le mandorle, i canditi e le spezie, ma nella seconda versione è obbligatorio aggiungere pepe dolce e melone candito.

  1. GLI STRUFFOLI

Piccole palline di pasta dolce, fritte e poi immerse nel miele e decorate con confettini colorati e frutta candita: gli struffoli.

Sicuramente il dolce napoletano per eccellenza che non deve assolutamente mancare sulle tavole campane nel periodo natalizio.

Nonostante la premessa, sembra che gli struffoli non siano stati inventati dai napoletani, bensì sembra che siano stati importati dai Greci, al tempo di Partenope. È dal greco, infatti, che deriverebbe il nome “struffolo”: precisamente dalla parola “strongoulos”, ovvero arrotondato.

Sebbene la preparazione sia molto conosciuta ed apprezzata, gli struffoli hanno larga diffusione solo nell’Italia meridionale dove ne esistono diverse versioni, tutte più o meno simili alla ricetta originale ma con nomi diversi: in Calabria “cicirata” o “turdiddi”, in Umbria ed Abruzzo “cicerchiata” e a Palermo “strufoli”.

  1. CARTELLATE

Dolce tipico della tradizione pugliese, le cartellate o “carteddate” sono un dolce molto antico, la cui tradizione vuole che tutte le donne della famiglia si riuniscano per prepararle in grandi quantità.

Le cartellate sono nidi di pasta fritta fatti con ingredienti semplici, ma che richiedono una certa tecnica e una lunga preparazione. Per poterle gustare al meglio sono due i passaggi fondamentali: il primo è la frittura in olio bollente e il secondo è l’immersione nel vincotto di mosto di uve pugliesi (Negroamaro o Malvasia) o di fichi, oppure nel miele, a seconda della tradizione di famiglia.

  1. LA CUBBAITA

La cubbaita o in palermitano “cubarda” è una ricetta siciliana con origini antichissime. Si narra provenga dai Saraceni, ma ormai in Sicilia è diventato un dolce immancabile sulle tavole durante il periodo Natalizio.

L’origine del termine cubbaita deriva dall’arabo “quibbiat” che significa mandorlato. Si tratta di una barretta a base di mandorle e miele, la cui preparazione è alquanto semplice. Ma come tutte le ricette nasconde un’insidia: la cottura è un passaggio davvero delicato perché si deve fare attenzione a non far bruciare né le mandorle né il miele.

Alla cubbaita furono dedicati diversi elogi da parte di alcuni scrittori siciliani: da Verga, in un passo dei Malavoglia, ad Andrea Camilleri, che ne apprezzò il gusto fin da bambino, ricordando che la nonna la conservasse dentro al cassetto a pezzettini, per poterli gustare prima di andare a dormire, fino a Leonardo Sciascia, rivelando che quella più dura e croccante è certamente quella più buona.

 

Quest’anno La Yogurteria ha inserito uno di questi dolci tradizionali all’interno della propria offerta, aggiungendo un tocco in più: il pandoro allo yogurt gelato.

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